di Gigi Mangia
La primavera è la stagione del risveglio degli dei. I Greci avevano Persefone i Romani Flora. E fu la dea Flora a ispirare il poeta Catullo, Cicerone e Virgilio, ma ancora ai nostri tempi ispirò Giovanni Pascoli. Flora è stata anche la dea che ha attraversato il tempo del Medioevo per arrivare ai nostri giorni. Le piante riempiono la nostra vita e addolciscono la nostra anima, rendono felice il nostro tempo e allietano la nostra visione del paesaggio.
Abbiamo bisogno di profumo, abbiamo bisogno dei frutti, abbiamo bisogno del colore, abbiamo bisogno delle fronde, abbiamo bisogno della voce delle piante, abbiamo bisogno del vento di tramontana e di scirocco che attraversa il nostro corpo come quello degli alberi.
I fiori non si vedono con gli occhi, si sentono nei profumi, entrano nella nostra mente, trovano spazio nelle stanze della nostra memoria e del nostro sentire. Le piante sono le compagne di ogni giorno, le piante sono la fiducia del nostro futuro, le piante sono quelle che accompagnano la nostra crescita. Gli alberi cantano, gli alberi parlano, gli alberi sono il silenzio delle città.
Oggi la natura ritorna più forte di ieri. Mentre l’uomo entra in crisi e il nostro Io sociale si rompe e va in frantumi come un cristallo, la natura resiste. E adesso il silenzio ci fa sentire il linguaggio degli alberi, il profumo dei fiori e anche gli animali tornano a farci visita perché ritrovano lo spazio che l’uomo gli aveva sottratto.
Per Gigi Mangia, che è cieco dall'infanzia, reale non è quello che si vede, bensì la capacità di 'sentire' e di raccontare. L’immagine fa parte del progetto fotografico presentato durante la quattordicesima edizione della Festa di Cinema del reale. ‘Fotografare l’infnito’ è un viaggio fatto di incontri ma anche di solitudini, a tu per tu con la vita. Una fotografia fatta senza la possibilità di vedere ma nel bisogno di "sentire" l’immagine, mettendo in campo altre sfere percettive.