Festival del cinema documentario
Avviso per gli spettatori
di Paolo Pisanelli
Direttore artistico Cinema del Reale
Qualche giorno fa sono passato davanti ad un negozietto che vende poster cinematografici, libri e videocassette usate. Fuori era esposta la locandina di una rassegna estiva di cinema d'essai, curata dagli stessi proprietari del negozio. Sono entrato. "Bella rassegna - gli dico - peccato che non programmate neanche un film documentario...". Il tipo mi guarda stupito: "Documentari?... no, non possiamo! Siamo un'associazione culturale e per statuto dobbiamo diffondere e incentivare il cinema..."
Lo guardo stupito anch'io: "E allora?". "E allora se famo documentari la gente nun viene..." - "No?" - "No... semmai se dovrebbe fa' una rassegna solo di documentari, così la gente lo sa".
"Meglio avvisare..." concludo.
"Sì, meglio avvisare..."
Saluto e me ne vado pensieroso.
Per me l'incontro è stato illuminante: ho capito che è meglio avvisare prima.
Allora iniziamo con un avviso per i lettori ed i possibili spettatori: questa che organizziamo è una festa di cinema del reale. Se venite dovete aprire gli occhi e stare attenti anche alle parole! "Documentario è una definizione grossolana" diceva Grierson, e in Italia ha sempre avuto la connotazione un pò negativa di roba noiosa e didattica. Usiamo la definizione cinema del reale perché la preferiamo al più obsoleto "documentario" (che tra l'altro non comprende le visioni del reale più originali e personali) come hanno già fatto da tempo i francesi che "sono sempre più avanti di noi", forse perché il cinema l'hanno inventato loro e lo sostengono in tutte le sue forme, e gli piace tanto discuterne nei cafè e in ogni occasione. Noi invece dobbiamo fare i conti con la nostra Realtà e pensare che se non vogliamo che spariscano completamente, questi film che raccontano le realtà del mondo, devono innanzi tutto essere proiettati e conosciuti, perché nessuno sa effettivamente cosa sono, perché molto raramente vengono distribuiti nei cinema e sono completamente ignorati dalle televisioni italiane soprattutto dopo la scomparsa di Tele+ (dai dati più recenti disponibili si può constatare che nell'anno 2000 le tre reti RAI hanno trasmesso complessivamente 193 ore - compresi brani e servizi brevi - di documentari su un totale di 24.500 ore trasmesse e di queste solo 77 realizzate da autori italiani!).
Ma lasciamo stare i numeri: "il cinema è un atleta" diceva Majakovskij, e parafrasandolo potremmo aggiungere che il cinema del reale è spericolato, curioso, inventivo, aperto al caso e a tutti gli imprevisti... È un esperienza, un gioco di relazioni che mette al centro le persone e gli eventi e intorno a questi gira la macchina da presa, mentre nei film "tradizionali", al centro, si pone sempre e solo la macchina. Vittorio De Seta ci ha insegnato questa differenza.
Il cinema del reale è un corpo a corpo tra chi filma e chi è filmato, è un'improvvisazione dinamica fatta di sguardi, di parole e movimenti. In questo confronto si gioca tutta la verità...
Perciò state tutti attenti, vi abbiamo avvisati... se venite alla festa potreste scoprire un altro modo di guardare.