Inaugurazione mercoledì 31 maggio alle ore 17.00
Dopo l’emozionante inaugurazione in Puglia, la grande mostra antologica, realizzata da Associazione Cinema del reale, OfficinaVisioni, Erratacorrige, Big Sur con l'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, approda a Roma presso il bellissimo Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari.
“Se mi si chiede cosa sono, io rispondo: "sono una documentarista" (...). Sono convinta che il documentarista è assai più libero del regista di film di finzione, ed è per questo, per la mia indole libertaria con cui convivo fin da bambina, che ho voluto essere una documentarista. Il documentario è il modo più libero di fare cinema”.


L'indole libertaria è quella di Cecilia Mangini, una delle figure più significative della storia del cinema italiana, inarrestabile pioniera del cinema del reale: prima donna a girare documentari nel dopoguerra, l'autrice di capolavori come Ignoti alla città, Stendalì e La canta delle marane, realizzati in collaborazione con Pier Paolo Pasolini, ha raccontato dalla fine degli anni Cinquanta alla metà dei Sessanta un'Italia divisa tra boom economico e contraddizioni sociali.
L'esposizione, a cura di Paolo Pisanelli e Claudio Domini (la più grande e completa finora realizzata, corredata da un ricco catalogo bilingue),ripercorre le origini del lavoro di Cecilia Mangini, negli anni che precedono la sua affermazione come cineasta e la vedono impegnata come fotografa: "una grande fotografa - come sottolinea nel catalogo Maurizio Sciarra, Presidente di Apulia Film Commission - una reporter rigorosa e coraggiosa, che scopre il Sud, da donna e da artista, in un’epoca in cui le donne portavano i fazzoletti neri in testa e gli occhi bassi".


Un percorso che, attraverso progetti espositivi 'site specific' realizzato da Maurizio Buttazzo e Francesco Maggiore, segue l'avventura fotografica di Cecilia Mangini: Panarea e il bianco abbacinante delle cave di pomice di Lipari, la Puglia sospesa tra tradizione e consumismo (con le immagini della Fiera del Levante del 1960), la Firenze popolare che diventerà poi protagonista del documentario La Firenze di Pratolini, le periferie milanesi. Senza dimenticare la straordinaria trasferta nel Vietnam del 1965, per la preparazione (insieme al compagno di vita e lavoro Lino Del Fra) di un film mai realizzato; e ancora, una galleria di ritratti dei grandi del tempo (da Pasolini a Moravia, da Fellini a Carlo Levi, da Montanelli a Flaiano, da Chaplin a Steinbeck, da John Huston a Malaparte) e le fotografie di backstage scattate su un grande set dimenticato, quello de La Legge, che nel 1958 riunì a Carpino, nell'entroterra del Gargano, il regista Jules Dassin e le star Gina Lollobrigida, Marcello Mastroianni, Yves Montand, Melina Mercouri e Pierre Brasseur.
“Cosa significa “essere una fotografa?" Significa spogliarsi di tutte quelle che sono le nostre idee preconcette e andare in cerca… non della verità, la verità non esiste. È andare in cerca di qualcosa di molto più profondo della verità, qualcosa di assolutamente nascosto… e la fotografia, come tutto ciò che è un’icona, lo rivela.” Cecilia Mangini

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Cecilia Mangini - visioni e passioni fotografie 1952-1965
Ideazione
Associazione Cinema del reale
OfficinaVisioni
Erratacorrige
Big Sur
una mostra realizzata con
Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
con il sostegno di
Unione Europea - Fondo per lo Sviluppo e la Coesione
Regione Puglia
Apulia Film Commission
in collaborazione con
Istituto Luce Cinecittà
CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro
ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA – Villa Medici
UNIVERSITÀ ROMA TRE – Dipartimento di Architettura