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Corpi - Inganni - Movimenti

17 luglio 2015

Corpi - Inganni - Movimenti

di Mimmo Pesare


La rivolta metafisica è il movimento per il quale un uomo si erge contro la propria condizione e contro l’intera creazione. È metafisica perché contesta i fini dell’uomo e della creazione. Lo schiavo protesta contro la condizione che gli viene fatta all’interno del suo stato; l’insorto metafisico contro la condizione che gli viene fatta in quanto uomo.

Albert Camus, “L’uomo in rivolta”

Rebel Rebel, you've torn your dress
Rebel Rebel, your face is a mess
Rebel Rebel, how could they know?
Hot tramp, I love you so!

David Bowie, “Rebel Rebel”


La Festa del Cinema del Reale, in questi anni, ha gettato molti semi. Gettato, più che piantato: non li ha adagiati mollemente nel terreno; li ha scaraventati, dispersi, sperperati. Uno sperpero “sacro”, direbbe Bataille: un dispendio “improduttivo”, ossia un gioco dell’energia non limitato da alcun fine. Come l’organismo dispone di una energia in eccesso che non gli serve per crescere e sopravvivere e che disperde in altre attività, così la produzione culturale crea l’immaginario, genera energia oltre l’accrescimento fisico di ogni società. Il cinema è questo: dissipazione improduttiva, creazione di una economia fondata sul dono delle immagini, non sull’utile.
Ma non c’è niente di più necessario di tale dispendio.
Questa energia eccedente, questo potlach improduttivo che ogni anno il Cinema del Reale dà in pasto alla continua ruminazione dei suoi consumatori in transito, nell’edizione passata ha dedicato la sua programmazione al dinamismo delle strade, al passeggiare nelle infinite rotte, reali o immaginate, del Castello Risolo.
C’era già il mezzo, dunque: le strade. Ora, come una verità profonda che scalpita per estrarre se stessa dall’indefinito, schizza fuori anche il metodo: il movimento, inteso come condizione, come premessa necessaria di ogni intuizione del cinema.
Nel trittico che, come ogni anno, la direzione artistica propone in qualità di leitmotiv della Festa, c’è sempre un elemento (più o meno) fisico che ne rappresenta il tema; poi c’è un elemento (più o meno) astratto che ne rappresenta il metodo; infine c’è un terzo elemento che, in qualche modo (spesso in infiniti modi), costituisce la possibilità di portare alla luce il rapporto tra i primi due.
Ebbene nell’edizione di quest’anno, corpi-inganni-movimenti, il terzo termine è, appunto, il metodo.
Ma il metodo di cosa?
Probabilmente movimenti è il metodo attraverso il quale i nostri corpi, vero soggetto della presente edizione, possono liberarsi dagli inganni che il nostro tempo impone loro. In questo senso, quella del 2015 mi pare l’edizione più militante della Festa del Cinema del Reale: il corpo non è un destino! Il corpo non serve a rimanere incastonato nella condizione che il caso gli ha prescritto di sopportare. L’inganno è, dunque, quello dell’identità, che inchioda le persone a essere necessariamente ciò che, per nascita, per sottomissione, per costumi, per tradizione, dovrebbero essere. Il corpo non è un destino, nel senso che, prima di essere un dato biologico, storico, noi siamo innanzitutto il prodotto irripetibile di una esperienza di desiderio e di liberazione del desiderio. È, più o meno, quello che si sforzava di far capire la psichiatria illuminata di Binswanger, il quale ammoniva a tener sempre ben presente la divisione tra il “corpo che ho” (Körper) e il “corpo che sono” (Leib), ossia tra il corpo come dato fisiologico, ereditato dalla natura, e l’essere umano come soggetto incarnato, cioè liberato (ad opera della cultura, delle prospettive, dei desideri) da ogni sorte.
Dal mio punto di vista, corpi-inganni-movimenti rappresenta proprio la risposta a questo determinismo: è un messaggio di resistenza, è un grido titanico di chi non si rassegna a rimanere imprigionato nell’identità che la sorte gli ha assegnato.
Che si tratti di migranti che rischiano la vita per sottrarsi agli scenari di dolore toccati loro, geograficamente, per nascita; che si tratti delle lotte dei movimenti LGBT per urlare al mondo il sacrosanto diritto a rappresentare la propria identità non necessariamente attraverso gli stilemi che la società ha imposto loro; che si tratti delle battaglie quotidiane di chi cerca di sottrarre il proprio corpo al destino carnefice della fabbrica, della morte, della malattia, dell’ingiunzione dolorosa data dall’interesse di pochi; che si tratti di tutte queste forme di negazione e di altre ancora, non possiamo non riconoscere che il movimento sia alla base di ogni possibile liberazione del corpo. Il corpo usa il movimento, per dire il suo NO all’inganno dell’identità, opponendo il suo SÍ alla differenza.
Ecco perché ci piacerebbe che questa edizione della Festa di Cinema del reale fosse una edizione pasionaria, militante, nel senso più nobile del termine.
Poi, se si cercano anniversari per corroborare questo pensiero, se ne possono trovare a bizzeffe e di importanti…potremmo dire, per esempio, che esso ci viene incontro a pochi mesi dal quarantennale dell’omicidio di Pierpaolo Pasolini; potremmo dire, quasi a trovare un cameo filosofico, che esso coincide coi settant’anni dalla prima pubblicazione di L’uomo in rivolta di Albert Camus; ne potremmo trovare altri di anniversari, ma probabilmente bastano questi.
Vogliamo prenderci sul serio? Vogliamo dire che ogni movimento che libera il corpo dall’inganno dell’identità è una “rivolta metafisica”, parafrasando Camus?
Ebbene, diciamolo pure; ma intanto festeggiamo e balliamo; balliamo tanto, quest’anno! Facciamo sì che il nostro corpo sia lo strumento, anche allegorico, di questo NO.
E facciamolo anche col sorriso, con la consapevolezza che questa grande opzione che possediamo, questa rivolta metafisica di emanciparci dai destini, non è solo un titanismo di forma, ma soprattutto la nostra adesione alle esperienze che ci danno benessere; è il nostro sì a tutto ciò che ci rende fieri di non aver sprecato una giornata. Buona festa!

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