di Cecilia Mangini
A rifletterci un istante, mai parola è stata maltrattata quanto finzione, sinonimo di ipocrisia, infingimento, doppiezza, bugia, falsità, menzogna, imbroglio, frode, inganno, raggiro, e chi più ne ha più ne metta. Divertiamoci a sfogliare il libro dei sinonimi: sotto i nostri occhi sfilano infingardaggine, slealtà, fandonia, panzana, fallacia, frottola, truffa, impostura, fregatura, circonvenzione, plagio, inghippo, subornazione.
L’esperimento è semplice: precisando che in questo caso non la usiamo secondo le teorie di Ernesto de Martino, ci affidiamo alla magia –altra parola chiave di “Cinema del reale” di quest’anno: un-due tre, il termine finzione lo facciamo scomparire dalla faccia della terra. In un baleno, accade qualcosa di paragonabile a un big bang silente e anche spietato: le librerie, le biblioteche, le cineteche, le mostre, i musei di qualsiasi tipo, perfino le gipsoteche si svuotano di tutto, gusci destinati a non si sa che uso; collezionisti d’arte si suicidano o impazziscono; al Louvre, al Prado, al Pergamon ed analoghi contenitori d’arte, testimoni delle opere scomparse si affannano a raccontare i capolavori a un pubblico che finisce per fischiarli e allontanarsi al colmo della delusione; nei sotterranei della Cineteca di Bologna, dirigenti e impiegati piangono rovesciando una dopo l’altro scatole di pellicola tutte assolutamente vuote. Purtroppo non riesco a immaginare la reazione di Bigsur di fronte al suo Archivio di Cinema del reale annientato, di certo ce la vorranno raccontare a voce.
Ebbene, nella nostra furia iconoclasta ci siamo dimenticati che finzione “faccia di mostro” ha un doppio straordinario, ragione della nostra vita: è immaginazione, invenzione, creatività, utopia. Dalla finzione dei creativi sono nati e per fortuna continueranno a nascere tutti i capolavori che ci aiutano a capire il nostro passato, la nostra storia e sono il mancorrente che ci guida nel presente e che illumina il nostro futuro prossimo e remoto. Tutto quanto germoglia dalla creatività non imita ciò che è o sembra vero, al contrario scavalca le apparenze e si inabissa fino a raggiungere il livello segreto e misterioso del reale e a rendercene consapevoli, consentendoci “l’assunzione di un abito critico”.
Per convincervi affronto anche il peso di una citazione, risolutiva come poche: anche per Dante “fictio” e “fingere” sono l’equivalente di creazione fantastica, anzi addirittura di poesia.
Infine, lo confesso, da parte mia sarà magari presuntuoso ritenere che De Martino si sarebbe divertito all’uso che ho fatto di magia-prestidigitazione in senso limitativo rispetto al suo pensiero, ma non del tutto opposto, visto che nella sua teoria dell’“etnocentrismo critico” ha operato una netta distinzione tra l’irrealtà dei poteri magici nel nostro universo culturale e la loro realtà radicata nel mondo magico. Magia non è il mago televisioso: magico e padrone del nostro universo culturale è il potere della finzione creativa. E così sia.
Cecilia Mangini