Sguardi e visioni
installazione di 12 ore di Henry George Clouzot
Quarantanove anni prima che Serge Bromberg, creatore della Lobster Films, la maggiore collezione mondiale privata di pellicole e Ruxandra Medrea Ammonier, giurista specializzata nell'ambito della proprietà intellettuale, grazie a un incontro con Madame Inés Clouzot, scoprissero l'esistenza di circa centottanta scatole, contenenti ognuna tra i tre e gli otto minuti di prove a colori o di inquadrature girate in bianco e nero, per circa quindici ore complessive di girato, il film L'Enfer, girato da Henry George Clouzot nel 1964 era placidamente destinato nell'aldilà cinefilo degli anni '60 a trovar posto accanto alle bobine distrutte di The Magnificent Amberson, o vicino a ciò che avrebbe potuto essere I Claudius di Josef Von Sternberg. Prima ancora di essere maudit nella leggenda, dunque semplicemente un film incompiuto.

I due studiosi francesi, dopo attente, estenuanti visioni sono forse riusciti a trarne un prodotto di interpretazione di ciò che il grandioso film di Clouzot avrebbe potuto essere, senza però riuscire per intero a contagiarci della follia ossessiva, della maledizione visiva, del rito della possessione dell'immagine che, soprattutto per quanto ha riguardato le riprese con Romy Schneider, condusse Clouzot a un inevitabile e fatale colpo al cuore.

Fuori Orario qualche anno fa ha acquisito l'intero archivio delle rushes, con l'intenzione di trasmetterle integralmente. Lo scopo non è quello di realizzare un "rimontaggio", proporre una "edizione ragionata" o quanto altro di minuettistico si possa pensare di comporre intorno a immagini a volte noiosamente uguali a se stesse, e spesso potentemente fiammeggianti e laviche nell'esprimere sintesi visive raramente così ripide e di sofferenza. Le immagini di Clouzot saranno offerte rispettando l'apparente disordine con cui sono pervenute, senza pensare che un intervento di montaggio possa suggerire una lettura, un senso, una modalità di visione. Anzi, per meglio allontanarsi da ogni tentazione didascalica, queste verranno con ogni probabilità proposte con un elemento di montaggio originariamente assente nelle rushes originarie: per riprese che lamentano dolorosamente l'assenza delle voci di Schneider e Reggiani, a macchie di un intervento musicale di carattere come elemento di contrappunto a quelle immagini, forse alle sonorità del periodo Columbia di Miles Davis che meglio di altri elementi musicali possiedono quei segni di libertà così naturalmente espressi nel cinema non finito.