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Goffredo Fofi per Pino Guidolotti

25 luglio 2014

Goffredo Fofi per Pino Guidolotti

di Goffredo Fofi


(su Monicelli)

Ho avuto l’enorme fortuna, nella mia vita, di godere dell’amicizia di persone famose e di persone – molte, molte di più – che non lo erano affatto. Tra le famose mi è stato più facile affezionarmi a quelle che più somigliavano alle non famose, quelle che nella loro vita quotidiana e nei loro rapporti con il prossimo dimostravano un’intensità di sentimenti e una coerenza tra idee e comportamenti che creavano – dopo essersi studiati per un po’ – una comunicazione profonda, una fiducia reciproca che non aveva bisogno di molte parole. Si poteva dissentire su molte cose, ma raramente si tornava indietro, e perché questo accadesse ci volevano dei tradimenti davvero gravi…
Ho conosciuto Mario Monicelli negli anni settanta, al tempo del libro su Totò scritto insieme a Franca Faldini, ma è solo quando sono tornato ad abitare a Roma, a Monti, non lontano da dove lui abitava, che abbiamo preso a frequentarci assiduamente, a “piacerci” davvero. Tra l’altro, apprezzava molto le cene a casa mia, affollate di gente molto varia per professione e origine, spesso giovani “cinematografari” che lo stimolavano a raccontare ma soprattutto a dire le sue opinioni sulla situazione politica e non solo sul cinema, sul presente e non solo sul passato. Lo accompagnava a volte Chiara, e spesso Annetta la sua formidabile “segretaria” e amica, ed è certo che la conversazione non languiva mai. Le sue opinioni erano dirette e spesso taglienti, andavano subito al sodo.
Da quando non poteva più far film (dell’ultimo e dei suoi “esterni” africani ho seguito tutte le vicende, se
non giorno per giorno settimana per settimana), era come se avesse mutato la sua vocazione da regista a
educatore “pubblico”, in cento incontri in giro per la penisola e spesso in televisione, e mi sembrava a volte che il confronto diretto con i giovani che incontrava in casa mia (di preferenza “operatori sociali” e “attivisti” e non solo scrittori, critici, fumettisti, teatranti, registi o aspiranti tali) gli servissero per capire i punti deboli
di una generazione e di una cultura – che era poi quella degli anni berlusconventroniani – confuse e a volte tramortite dalla miseria di ogni discorso pubblico.
Quando Gianluca Farinelli della Cineteca di Bologna – che sia Mario che io frequentavamo molto volentieri, piccola oasi di intelligenza, diciamo pure anti-damsiana, di cosa il cinema era spesso stato e avrebbe dovuto essere – chiese a Mario di farsi intervistare da me su ciò che gli sarebbe piaciuto di più di ricordare e trasmettere della sua storia e delle sue idee, Mario ne fu felice, e i molti pomeriggi passati da soli nel suo monolocale in via dei Serpenti, seduti sullo stesso divano, un piccolo registratore antiquato pizzato su una
sedia, sono tra i ricordi più belli di quel tempo. A unirci, io credo, nonostante la differenza d’età, era la mia conoscenza dei nomi e a volte delle persone, dei film, dei libri, dei fatti che gli tornavano alla mente, o che gli facevo tornare in mente con la mia curiosità.
Dentro queste chiacchiere, questi ricordi, queste evocazioni ci trovavamo a nostro agio. Ed è uno di questi pomeriggi che Pino Guidolotti ha voluto fissare con la sua macchina fotografica, cogliendo Mario in momenti di vera serenità. Gliene sarò eternamente grato – e ho spesso rimpianto che non ci fosse un Pino quando mi è capitato di provare un  simile stato di dolce euforia intellettuale e affettiva con altre persone, note e non note, e tra le note Elsa, Carmelo, Federico, Andrea, Giovanni, Anna Maria…

Goffredo Fofi, “Lo straniero” via Nizza 56 - 00198 Roma, tel. 0632828221 www.lostraniero.net

Le foto della mostra sono state scattate in casa di Mario Monicelli, in via dei Serpenti a Roma il 6 dicembre 2008 / guidolotti@gmail.com

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